2 cose che la gente ignora sull’inquinamento

Nei giorni scorsi, sotto un video del nostro canale Youtube, è nata una discussione con un utente a proposito dell’inquinamento causato dalla plastica. Oggi, noi di FALPE, siamo qui per spiegarvi le 2 cose che la gente ignora sull’inquinamento:

1. Le caldaie sono le principali responsabili dell’inquinamento:

I principali responsabili della presenza di Pm10 nell’aria delle città italiane sono gli impianti di riscaldamento: caldaie, stufe e caminetti. Attive solo da metà ottobre a metà aprile, almeno in pianura, eppure responsabili di più del 60% delle polveri sottili. A dirlo è l’ultimo rapporto sulla Qualità dell’ambiente urbano, redatto da Ispra, che considera sia quello domestico sia gli impianti che scaldano uffici, scuole, aziende e centri commerciali.

Nello specifico, il rapporto prende in considerazione dati raccolti in 120 città italiane. Il dato più recente è relativo al 2015 ed è messo a confronto con quello registrato nel 2005: in un decennio si è scesi da 45mila a 36mila tonnellate emesse, con un calo del 19%. La contrazione riguarda tutte le fonti tranne il riscaldamento. Ma il punto è quello: nel 2005 le caldaie erano responsabili dell’emissione di 14mila tonnellate di Pm10, nel 2015 si è arrivati a superare quota 21mila. Si tratta di un incremento di oltre il 50%.

L’industria è scesa da 12,7 a 5,5 migliaia di tonnellate di particolato, probabilmente aiutata in questo anche dalla crisi del 2008. Roma ha visto un calo del 50% del particolato uscito dai tubi di scappamento e un incremento del 50% di quello emanato dai comignoli. Quest’ultimo è arrivato a superare le 3mila tonnellate l’anno. Ad Aosta l’incremento è invece percentualmente ancora più significativo: si è andati da 31 a 72 tonnellate l’anno. L’aumento è stato del 129%. Certo, non manca chi è in controtendenza: Palermo è passata da 377 a 172 tonnellate di Pm10 emessa in atmosfera. Un caso isolato, però, quello del capoluogo siciliano, che pure ha saputo dimezzare anche le emissioni legate al traffico stradale.

2. Che cos’è il PVC:

Il PVC (Cloruro di Polivinile) è un materiale di origine sintetica (polimero), versatile, durevole, resistente al fuoco e alla corrosione, riciclabile e rappresenta il terzo prodotto di plastica più diffuso al mondo, dopo il polietilene e il polipropilene. Una recente ricerca indipendente e commissionata da ECVM, (European Council of vinyl manufacturers), una divisione di Plastics Europe, l’associazione europea dei produttori di materie plastiche, ha fatto emergere un risultato veramente sbalorditivo: Il PVC, nei confronti di altri materiali naturali come il legno e il metallo, risulterebbe come il miglior prodotto in termini di costi–benefici. Lo studio mostra che il PVC è una delle materie plastiche più diffuse e utilizzate al mondo in migliaia di applicazioni: dall’imballaggio alimentare e farmaceutico, dai presidi medico-chirurgici ai materiali per la protezione civile, dalla cartotecnica alla moda e dal design all’edilizia (serramenti, pavimentazioni e tubazioni). Il pvc è non solo la soluzione più “efficace” per quanto riguarda i costi d’installazione, ma è anche la migliore scelta per ciclo di vita rispetto agli altri materiali.

L’utilizzo di PVC riciclato aiuta a raggiungere gli obiettivi di efficienza delle risorse e consente di preservare risorse naturali. Dal punto di vista ambientale, la domanda di energia primaria del PVC riciclato e? generalmente tra il 45% e il 90% inferiore rispetto alla produzione di PVC vergine (a seconda del tipo di PVC e del processo di riciclo).
Inoltre, secondo una stima prudenziale, per ogni kg di PVC riciclato vengono risparmiati 2 kg di CO2. Su questa base, il risparmio di CO2 derivante dal riciclo di PVC in Europa è attualmente intorno a 1,5 milioni di tonnellate l’anno.

Il PVC è un materiale riciclabile e concretamente riciclato. L’industria europea del PVC ha investito, sta investendo ed investirà allo scopo di aumentare significativamente gli attuali livelli di recupero, nello sviluppo di nuove tecnologie di riciclo in particolare nei seguenti campi: prevenzione per evitare i rifiuti (riutilizzo degli sfridi di lavorazione e riduzione dei rifiuti provenienti dagli impianti di produzione e trasformazione), riciclo meccanico del materiale da rifiuto (quando e ove possibile) nello stesso settore di provenienza, riciclo meccanico in settori alternativi, recupero come materia prima (feedstock) per altri settori produttivi, recupero dell’energia (termica e/o elettrica) ancora disponibile ed utilizzabile presente nei rifiuti di PVC.

La produzione totale di riciclato in Italia è stimata in circa 70-75.000 tonnellate di cui la componente post-consumo è tra il 20 ed il 30% .